Marco si è avvicinato a UILDM scegliendo di fare l'obiettore di coscienza invece che il servizio militare, un esperienza importante e formativa per Marco che ha potuto scoprire e sperimentarsi in diversi ambiti mettendo in gioco le sue inclinazioni e sviluppando un punto di vista sulla disabilità e sulla società in generale. Dopo l'anno da obiettore di coscienza Marco ha deciso di rimanere in UILDM e lavorare per l'associazione e continuando ad impegnarsi nelle diverse attività proposte, tra cui quella sportiva del Powerchair Hockey.
Intervista a cura di Marttia Abbate
Perché hai scelto di fare l'esperienza del servizio civile? In particolare perché hai scelto di farlo per la UILDM?
Quando ho fatto il servizio civile c’era una formula diversa rispetto a quella attuale perché era in alternativa al servizio militare. Io avevo già in mente di fare un esperienza in ambito sociale e poi perché mi è sempre piaciuto aiutare le persone ed era una scelta più utile.
In realtà inizialmente non è stata una scelta ma sono stato assegnato alla UILDM. Poi mi sono trovato bene e l’esperienza è stata molto positiva.
Durante il periodo del servizio civile c'è stato qualche episodio in particolare che ti piacerebbe raccontare ?
Ce ne sono stati tanti, in particolare i viaggi che ho fatto con l'associazione che ho sempre trovati stimolanti e interessanti. Già viaggiare è sempre una bella esperienza e permette alle persone con disabilità di avere anche loro quest’esperienza. Per una persona in carrozzina organizzare un viaggio è sempre complicato perché ci sono molte cose da pianificare per esempio muoversi col furgone, trovare posti accessibili… Insomma e’ un po’ come una missione ed è tutto molto appagante. Un’ altra esperienza che ho fatto durante il periodo in cui ho lavorato per l’associazione è stato accompagnare alcuni ragazzi in gita con la scuola. Organizzare gite scolastiche e’ molto complicato perché e’ necessario un trasporto apposito, bisogna assistere i ragazzi per più giorni anche di notte.. È sempre una cosa importante garantire la possibilità di andare in gita con la scuola anche perché sarebbe brutto se la classe andasse in gita lasciando a casa i ragazzi disabili. Ci sono state varie occasioni e trovo veramente importante dare questa possibilità: è davvero un bel premio.
Se dovessi consigliare a qualcuno di fare la tua stessa esperienza che cosa vorresti dirgli per convincerlo ?
Vorrei dirgli che in realtà fare il servizio civile in un'associazione non è una cosa utile solo all'associazione; è utile anche per te stesso. Perché è un esperienza che secondo me fa imparare tanto e magari può anche aiutare le persone a superare dei preconcetti sulla disabilità. E insegna anche ad accettare in modo molto più spontaneo e naturale la diversità in generale. Prima di fare il servizio civile con la UILDM non avevo mai ho avuto nessun contatto con persone in carrozzina con delle difficoltà fisiche. Aver fatto questo servizio civile mi ha fatto insegnato che dove c'è un problema si risolve, dove c'è una difficoltà si trova il modo di superarla. Alla fine ti aiuta a capire che è possibile vivere bene e pienamente la propria vita anche con una disabilità. È un’esperienza che mi ha fatto crescere molto a livello personale. Insomma è una cosa reciproca non unidirezionale perché tu aiuti ma allo stesso tempo vieni aiutato. E questo scambio aiuta sempre a crescere e a capire meglio di altri.
Dopo l'esperienza del servizio civile con la UILDM come hai detto prima ha deciso di lavorare per UILDM, quali sono stati i motivi che ti hanno spinto a prendere questa decisione importante?
L’associazione cercava qualcuno da assumere per avere comunque un po' più di stabilità. La UILDM era più piccola, poi ha iniziato a crescere aumentando anche le attività e i servizi. In quel periodo stavo ancora studiando e facevo informatica ma gli studi procedevano lentamente. Loro avevano bisogno di qualcuno da assumere e mi hanno proposto di lavorare per l’associazione. Ho accettato molto volentieri perché durante l’anno di servizio civile mi ero trovato molto bene ed era stato esperienza bellissima.
In questi anni ti sei anche appassionato al powerchair hockey che per molti anni la UILDM ha sostenuto con passione. Cosa ti ha fatto decidere di diventare allenatore?
A me piace molto lo sport in generale e già conoscevo il Power Hockey perché veniva sostenuto dall’associazione. Infatti avevo già partecipavo alle trasferte, alle partite, agli allenamenti sia per guidare i furgoni o anche per giocare durante gli allenamenti. Durante gli allenamenti mi sedevo su una carrozzina e giocavo anch’io. Quindi ero già molto coinvolto e deciso di fare questa esperienza di tre anni. Avevo già voglia di provare a fare l’allenatore e in più avevo voglia di mettermi alla prova. Anche perché avevo visto tante partite e conoscevo il gioco. E stata una esperienza che ho fatto volentieri che mi è piaciuta molto anche se stata molto impegnativa a livello di tempo e di energie.
Essere allenatore ti dà la possibilità di vivere esperienze molto belle ma allo stesso tempo anche molto impegnative. Qual è la cosa più difficile del fare l'allenatore ? Qual è invece l'aspetto più bello di questo ruolo?
L’aspetto impegnativo è che bisogna tener conto di tantissime questioni, non c'è solo l'aspetto tecnico del gioco. Nel senso che l'allenatore deve organizzare un po' tutto a 360°. Poi c'è tutta la questione delle relazioni con le persone all’interno della squadra. Bisogna saper gestire i giocatori che hanno momenti di stress, momenti buoni o cattivi e poi poi c'è tutta la gestione logistica della squadra. Non è una cosa da poco organizzare gli allenamenti, sistemare le carrozzine insomma ci sono tanti aspetti da considerare. Il lato più bello di questo sport che quando si è in campo non esiste la disabilità e la carrozzina non è più un impedimento ma uno strumento per fare sport..
Durante il video e anche nella domanda precedente hai detto che la carrozzina non è un impedimento ma diventa uno strumento per fare sport. Purtroppo chi non vive la disabilità spesso la vede solo come un impedimento; come si potrebbe fargli cambiare questa opinione?
Nel nostro mondo molto spesso non si è attrezzati per le carrozzine infatti se uno in carrozzina incontra un gradino quello è un impedimento. In teoria se non ci fossero gradini e tutto fosse accessibile la carrozzina già non sarebbe più impedimento. Nel campo da hockey la carrozzina e uno strumento e in quel momento non esiste più la disabilità. Il powerchair hockey è stato costruito,pensato e affinato nel tempo per permettere a chi utilizza la carrozzina elettrica con patologie gravi di praticare lo sport. Poi ci sono tutte le questioni legate alle regole percepisce Nel senso che dentro al campo la dimensione e quella della carrozzina. Quando gioco anch’ io già prima degli allenamenti mi siedo sulla carrozzina proprio perché la carrozzina e la dimensione giusta in quell'ambiente e diventa una cosa normale. Una cosa molto bella che ho notato è che, quando i ragazzini più piccoli iniziano ad utilizzare una carrozzina elettrica, normalmente sono abituati ad essere l’unica carrozzina in mezzo a tante persone in piedi. Invece qui è il contrario e sono le persone in piedi che si devono abbassare. E questo aiuta ad accettare meglio la propria disabilità e per alcune ore si mettono davanti i problemi e quali ci si dimentica di essere disabili. Questo processo mentale ti aiuta a capire che anche se sei su una carrozzina ma ti organizzi un po’ meglio la tua vita poi comunque fare tante cose. Questi tipi di messaggi si riescono a far passare attraverso qualsiasi sport pensato per i disabili.
Poi e anche una questione di mentalità, di. Nel mio caso prima di fare il servizio civile non avevo mai fatto esperienze incontrato persone in carrozzina. Se si riuscisse a rendere accessibili tutti gli spazi in città e si vedessero più carrozzine in giro più le persone avranno un approccio diverso nei confronti della disabilità. Vent’anni fa quando avevo iniziato servizi quindi si vedevano meno carrozzine in giro per esempio andare in giro sui mezzi era molto difficile perché erano pochissimi i mezzi accessibili. Noi dobbiamo lavorare sulla cultura che hanno le persone nei confronti dei disabili in modo da fargli capire che la carrozzina è uno strumento qualsiasi come la macchina. Nessuno ha problemi a vedere una macchina in giro e allo stesso modo dovrebbe essere vista anche la carrozzina. Quando con la UILDM facciamo dei progetti con le scuole nelle classi in cui c'è già un bambino in carrozzina si vede che i compagni di classe sono i primi ad abituarsi alla carrozzina. Infatti sono pronti a dare una mano al compagno perché avendolo visto sempre tra loro non si fanno nessun problema davanti alla sua disabilità e per loro diventa una cosa normale. Secondo me negli ultimi anni l'associazione ha permesso numerosi e importanti miglioramenti però ovviamente ci sarà sempre molto da fare.
Se dovessi scegliere 3 parole per riassumere il powerchair hockey quali sceglieresti e perché ?
Intenso perché per il mio ricordo ci sono molti momenti di intensità pazzeschi. Nel bene e nel male di gioia che di arrabbiature.
Come seconda parola inclusivo perché questo sport è nato per permettere a chi utilizza la carrozzina elettrica di fare sport. Così deve essere e lo dico come auspicio con il desiderio che questo aspetto venga sempre salvaguardato poi c’è anche l’agonismo e le regole. Come ultima parola mi viene da dire divertente che nel senso è uno sport divertente è costruito bene. Anche perché come in tutti gli sport l’importante è divertirsi al 100%.
Mi viene da dire divertente che nel senso è uno sport divertente è costruito bene. Anche perché come in tutti gli sport l’importante è divertirsi al 100%.